Morningstar Investor – Maggio/Giugno 2011 - (Page 12)

Gli Scenari Asia, il terremoto fa meno danni dell’inflazione Di Hugh Young Il sisma in Giappone ha generato problemi per il commercio nella regione. Ma l’impennata del greggio fa più male all’economia. I mercati azionari mondiali quest’anno sono stati scossi dai disordini in Medio oriente e in nord Africa che hanno mandato i prezzi del petrolio alle stelle. Poi sono arrivati il terremoto e lo tsunami in Giappone che, con il conseguente allarme nucleare, hanno dato un’altra spallata alla fiducia degli investitori. Il comparto azionario dell’Asia emergente non è stato risparmiato. I mercati, tuttavia, alla fine hanno reagito bene, anche grazie (in parte) alle buone notizie macroeconomiche arrivate dagli Stati Uniti. Senza dubbio il disastro in Giappone è stato una tragedia umanitaria, ma il suo impatto sull’economia globale dovrebbe essere limitato. La Bank of Japan ha reagito velocemente con una iniezione finanziaria a cui si è unito l’aiuto dei G7 che hanno dato una mano a mantenere basso il livello dello yen dopo la salita iniziale. Nel breve termine il Paese dovrà fare i conti con la scarsità di energia che avrà un impatto negativo sulla produzione industriale. Nel lungo periodo, tuttavia, potrà godere dei benefici della ricostruzione. L’inflazione è peggio del Giappone Ma qual è l’impatto del disastro giapponese sul resto dell’Asia? Il primo effetto negativo è sulle importazioni della regione verso il Sol levante. Ancora più importante, il Giappone è un fornitore-chiave di componenti di prodotti che nascono in altri Paesi asiatici che già stanno facendo i conti con la mancanza di ricambi. Si tratta di problemi gravi, senza dubbio, ma il principale nodo da risolvere per l’area è l’inflazione, che non dipende dal Giappone. I prezzi sono cresciuti in tutta la regione insieme alla corsa dell’economia. Ad aggravare la situazione è arrivato l’aumento dei prezzi del petrolio seguito alle crisi nei Paesi arabi. L’Asia dipende molto dalle importazioni di oro nero il cui prezzo incide sui costi del cibo e dei trasporti (due voci importanti dei bilanci delle famiglie). La risposta politica a questi avvenimenti è stata confusa. Molte banche centrali hanno alzato il costo del denaro e imposto agli istituti bancari di mettere a riserva più capitali. Sono state portate avanti misure studiate apposta per il mercato immobiliare e si è proceduto a far alzare gradualmente il valore delle monete per neutralizzare parzialmente l’inflazione importata. I tassi di interesse, in molti Stati continuano ad essere negativi e presto potrebbero esserci delle manovre di stretta. Sempre meglio dell’occidente Per le economie asiatiche tutto questo si trasformerà in una crescita moderata nella seconda parte dell’anno a causa di un calo dei consumi (l’inflazione agirà come una tassa sugli acquisti). Un ritmo di crescita più blando, tuttavia, non è necessariamente un male per la regione. Anche con un’espansione modesta la regione dovrebbe comunque fare meglio dell’occidente. Come investitori ci domandiamo quali effetti avranno questi sviluppi sulle aziende. Per le società sulle quali abbiamo puntato, la risposta è rassicurante, perché sono solide dal punto di vista dei fondamentali e con bilanci generalmente robusti. L’aumento dei costi è un problema, che le imprese dovranno gestire, decidendo se assorbirlo o trasferirlo sui clienti. Tuttavia, confidiamo sulle capacità del management di gestire la questione. In generale, la volatilità dei mercati dovrebbe restare elevata per un po’ di tempo a causa delle crisi ancora non risolte in Medio oriente e in Giappone. Mettendo da parte queste preoccupazioni di breve termine, le prospettive di lungo periodo per l’Asia sono ancora positive. I fondamentali della regione sono intatti. La crescita demografica, inoltre, fa pensare che in futuro l’area potrà contare sempre di più sulla domanda interna e non solo sulle esportazioni. Si nota inoltre una maggiore enfasi sulla necessità di avere bilanci solidi. E non solo da parte delle aziende, ma anche dei governi e dei consumatori. Questo è un altro motivo che ci convince ad essere ottimisti sull’Asia. Le valutazioni attuali ci sembrano ragionevoli, per cui ogni calo dei prezzi può essere considerato come un’opportunità di acquisto. K Hugh Young è responsabile azionario e managing director di Aberdeen Asia 12 Morningstar Investor Maggio/Giugno 2011

Tabella dei contenuti per la edizione digitale del Morningstar Investor – Maggio/Giugno 2011

Morningstar Investor Maggio/Giugno 2011
Attualità
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Hanno scritto per noi
L'Editoriale
Cosa si intende per "emergente"
Emergenti, la crescita passa dai consumi
Asia, il terremoto fa meno danni dell'inflazione
Emergenti o emersi?
Sviluppati, dinamici, emergenti: opportunità e rischi nei singoli Paesi
La frontiera è mobile
L'inflazione della Cina non è quella degli Usa
Emergenti, integratori di portafoglio
Quanti EM nei fondi globali e bilanciati
Così mi compro l'emergente
Investire sui mercati emergenti con i migliori fondi
Fund Analysis Emergenti
Fatturato made in Bric

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