Morningstar Investor - Maggio/Giugno 2012 - (Page 18)

In Primo Piano Le cartucce in canna alla politica monetaria Di Marco Caprotti Doppia personalità per la Fed, sterzata per la Bce e via obbligata per la BoJ. Ecco come le tre “grandi” combattono la crisi. Nella guerra contro la crisi economica internazionale, una delle trincee monitorate costantemente dagli operatori è quella dove sono appostate le banche centrali. Sotto osservazione non vengono tenute solo le armi a loro disposizione ma, soprattutto la mentalità (la cosiddetta policy) con la quale affrontano le diverse battaglie. L’attenzione si concentra soprattutto sull’americana Federal Reserve, sulla Banca centrale europea e sulla Bank of Japan. Se, infatti, le munizioni a disposizione degli istituti monetari, da quelli dei paesi più grandi a quelli dei più piccoli, è simile per tutti (manovre sui tassi e iniezione di liquidità) diverso è l’atteggiamento con il quale vi ricorrono. E a dettare la linea sono inevitabilmente le banche più grandi. Fed tra falchi e colombe La Federal Reserve negli ultimi anni ad alcuni osservatori ha dato l’impressione di avere una doppia personalità. Uno degli ultimi esempi di questa schizofrenia si è avuta con le minutes dell’incontro del 13 marzo, in cui si legge che l’ipotesi di un QE3 (Quantitative easing) è stata indicata come necessaria da alcuni membri solo se “l’economia perderà forza o l’inflazione rimarrà al di sotto del 2% nel medio termine”. Allo stesso tempo i verbali dell’istituto centrale hanno recepito la recente analisi del presidente delle Fed, Ben Bernanke, sulla situazione occupazionale. Si legge infatti: “Sebbene gli ultimi dati sul mercato del lavoro siano stati incoraggianti”, esiste un “rischio non trascurabile che i miglioramenti occupazionali possano diminuire nel corso dell’anno”. Dalle minutes inoltre emerge come lo staff abbia proceduto a ridurre le stime del Pil. In estrema sintesi le minute hanno cancellato le aspettative di un QE3, subordinando l’ipotesi a un marcato peggioramento del quadro macro. In realtà alcuni membri della Banca centrale Usa, pur dichiarandosi contrari all’ipotesi di un QE3 alla luce del migliorato quadro economico, hanno però avvertito dei pericoli a cui si andrebbe incontro nel caso di un rialzo anticipato dei tassi di interesse. “Non si può capire la strategia della Fed se non si parte dal presupposto che il Fomc è da sempre diviso fra falchi, che vogliono un rialzo dei tassi di interesse, e colombe, che preferiscono essere caute”, spiega Axel Merk, fondatore e responsabile degli investimenti di Merk MF, considerato un’autorità in materia di Federal Reserve e politiche monetarie. “Bisogna poi considerare che l’unico falco con potere di voto è il presidente della Fed di Richmond, Jeff Lacker. Questo significa che, quando si parla della Banca centrale Usa bisogna distinguere fra le dichiarazioni e quello che poi sarà fatto realmente”. La credibilità della Federal Reserve sarà messa un’altra volta alla prova dalla promessa di non toccare i tassi fino al 2014. “Se i dati macro dovessero migliorare le colombe avranno vita dura. Se invece ci dovesse essere un peggioramento allora niente impedirà alla banca – e agli istituti centrali del resto del mondo – di inondare i mercati di soldi”. Cinque mosse per uscire dalla crisi In Europa, intanto, l’operazione di finanziamento a tre anni dello scorso dicembre è bastata per rinvigorire la propensione al rischio verso i mercati periferici. La liquidità iniettata (489 miliardi di euro lordi) e l’allargamento della lista dei collaterali accettabili hanno ridotto in maniera considerevole i rischi di liquidità per le banche a medio termine. E’ poi partito un secondo piano di finanziamento a tre anni che ha fornito ancora un po’ di ossigeno. Grazie ai due programmi (che segnano anche un cambio di direzione dell’istituto che, fino all’arrivo del nuovo governatore, Mario Draghi, si occupava solo di controllare l’inflazione), le banche faranno rifornimento di liquidità presso la Bce, per ridurre il rischio di non rinnovo dei debiti legati alla loro emissione di obbligazioni, in scadenza nel resto del 2012. “La Bce, aumentando il suo programma di acquisto di titoli, non ha fornito una protezione contro il 18 Morningstar Investor Maggio / Giugno 2012

Tabella dei contenuti per la edizione digitale del Morningstar Investor - Maggio/Giugno 2012

Morningstar Investor Maggio/Giugno 2012
Attualità
Rubriche
Hanno scritto per noi
L'Editoriale
Attori della politica monetaria
Eurozona, serve più coraggio
Italia, ora tocca alla spesa pubblica
Le emergenti spostano la crescita
Le cartucce in canna alla politica monetaria
Le “nuove” banche centrali
Cassaforti d’oro
L’intervista
Come cavalcare la curva dei rendimenti
I settori industriali baciati dai tassi
I watcher delle banche centrali
Analisi Morningstar
Etf valutari e monetari a confronto
ETF Analysis
Obiettivi che fanno la differenza

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