Morningstar Investor - Luglio/Agosto 2012 - (Page 27)

L’Intervista 5 domande a Emanuele Marsiglia Di Valerio Baselli La previdenza complementare non decolla. Nonostante i continui moniti da parte delle autorità e la riforma Fornero, gli italiani non aderiscono ai prodotti studiati per affiancare l’assegno dell’Inps. Crisi e disoccupazione non aiutano, ma occorre innanzitutto partire dall’educazione finanziaria. Parola di Emanuele Marsiglia, direttore generale di BancAssurance Popolari. Valerio Baselli: Alcune settimane fa il Fondo monetario internazionale ha lanciato l’ennesimo allarme: l’età media si è allungata e si allungherà ancora e questo peserà molto sui conti previdenziali dei paesi sviluppati. Questi continui moniti da parte delle autorità, sono credibili? In Italia andiamo davvero verso la fine della pensione pubblica come l’abbiamo conosciuta? Emanuele Marsiglia: Sicuramente sì, dobbiamo prenderli sul serio. L’allungamento dell’età comporta un peso sul welfare statale che è destinato a crescere sempre di più e quindi si aprono gli spazi per la previdenza integrativa, che ormai diventa sempre di più un must e non un’opzione com’era prima, anche in relazione a quella che poteva essere considerata la generosità del sistema pubblico. Tutto ciò porta alla necessità di aprirsi alla previdenza integrativa e penso che in Italia stiamo andando verso questa direzione, lo dimostra anche la normativa più recente, introdotta con la riforma Monti-Fornero, in cui si adeguano le prestazioni pensionistiche all’aspettativa di vita che si è sicuramente allungata. VB: La previdenza integrativa è una scelta obbligata a prescindere dall’età? Oppure un lavoratore di 25 anni dovrebbe pensarci più seriamente rispetto a uno di 50 anni? EM: È una scelta valida per tutti, ma vale ancora di più per i lavoratori giovani, perchè le aspettative riguardanti il tasso di sostituzione alla fine dell’età lavorativa sono molto più basse. Parliamo di un tasso di sostituzione che nella migliore delle ipotesi sarà del 40%, mentre chi va in pensione oggi porta a casa più o meno il 70%. Perciò ci rendiamo conto della necessità di presidiare questo aspetto. VB: Per chiarezza, ci spiega cosa si intende per tasso di sostituzione? EM: È il valore dell’assegno mensile staccato dall’Inps quando si è in pensione, espresso come percentuale della media degli stipendi mensili degli ultimi dieci anni lavorativi. Il tasso varia da paese a paese. Per fare un esempio dell’approccio troppo generoso di alcuni welfare statali, in Grecia, fino a poco tempo fa, la lavoratrice poteva andare in pensione a 50 anni, il lavoratore a 55 anni, con un tasso di sostituzione del 95% dell’ultimo anno di retribuzione. VB: Dalle statistiche Covip si evince come in Italia solo un lavoratore su cinque aderisca alla previdenza integrativa. Perchè nel nostro paese lo sviluppo del secondo pilastro è ancora ad un livello così basso? EM: In effetti il tasso di adesione è molto basso. Parliamo del 23% contro una media europea del 91%. Si parte sicuramente dalla generosità del sistema pubblico che ha reso meno urgente in passato il ricorso alla previdenza integrativa. Non siamo abituati. In più, ci si aspettava una spinta molto forte dalla recente opportunità che è stata data di indirizzare il Tfr verso la previdenza complementare ma abbiamo visto che alle aziende con meno di 50 lavoratori è stata data la possibilità di mantenerlo nell’azienda e questo, ovviamente, risponde ad altre esigenze di liquidità. Inoltre, c’è la disoccupazione giovanile e la scarsa propensione al risparmio che spesso spinge ad usare gli strumenti di previdenza integrativa come risparmio di ultima istanza. Non a caso ultimamente abbiamo assistito ad un alto numero di riscatti per motivazioni diverse dall’acquisto della prima casa o per spese sanitarie. Vuol dire che c’è scarsa liquidità. VB: Quali misure, anche legislative o fiscali, potrebbero spingere le adesioni? EM: Intanto c’è un problema di cultura. Bisogna abituarsi a pensare che la previdenza integrativa è necessaria. Poi credo che tutti debbano fare la loro parte, sicuramente è un qualcosa che va agevolato anche fiscalmente. Inoltre, c’è la necessità che anche l’industria assicurativa dimostri maggiore flessibilità rispetto a certe esigenze, senza dimenticare l’attività di educazione. Il risparmiatore deve indirizzarsi maggiormente verso queste soluzioni, soprattutto i giovani, anche se hanno ad oggi meno possibilità di risparmiare. Bisogna avere un’ottica di lungo periodo. Il combinato di tutti questi fattori può sicuramente dare una spinta all’industria. K Emanuele Marsiglia è direttore generale di BancAssurance Popolari SpA e consigliere delegato in BAP Assicurazioni SpA. Valerio Baselli è editor di Morningstar Italy Morningstar.it 27 http://www.Morningstar.it

Tabella dei contenuti per la edizione digitale del Morningstar Investor - Luglio/Agosto 2012

Morningstar Investor Luglio/Agosto 2012
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L'Editoriale
20 anni, da Amato alla Fornero
Al puzzle europeo manca un pezzo
I fondi pensione indossano la corazza
Il contributivo è per tutti
Nel budget, non scordare il debito
Giovani e donne, pensioni che fatica
Negoziali, la pensione non è un miraggio
Le tasse “amiche”
5 domande a Emanuele Marsiglia
Come investono i Pip
Buone azioni per ritirarsi dalla vita lavorativa
Target Date, antidoto all'inerzia
Bilanciati sotto la lente
Il costo della previdenza complementare

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