Morningstar Investor - Luglio/Agosto 2012 - (Page 28)

Asset Allocation Come investono i Pip Di Marco Frittajon Sono principalmente assicurazioni sulla vita o unit linked. Hanno molti titoli di stato italiani. Il costo è una variabile importante. Se è vero che aderire alla previdenza complementare significa accantonare regolarmente una parte dei propri risparmi durante la vita lavorativa per ottenere una pensione (rendita) che si aggiunge a quella corrisposta dalla previdenza obbligatoria, è da notare che attualmente ci sono diverse alternative fra le tipologie di integrazione pensionistica: ci sono i fondi pensione negoziali, i fondi pensione aperti e i piani individuali pensionistici di tipo assicurativo (Pip). Questi ultimi si intendono come forme di integrazione completamente volontaristiche e individuali (a differenza dei fondi pensione negoziali che hanno un indirizzo associativo). Per molti aspetti sono simili ai fondi aperti. I Pip sono proposti dalle imprese di assicurazione attraverso due principali forme contrattualistiche: assicurazione sulla vita (ramo I) e polizza di tipo unit linked (ramo III) o forme miste. Nel primo caso la rivalutazione della posizione individuale è collegata ad una o più gestione interne separate. Nel secondo caso essa dipende dalla valorizzazione delle quote dei fondi interni o degli Oicr che compongono il paniere di investimento. La ratio di un investimento pensionistico complementare è quello di aggiungere al piano di accumulo di risorse personali, la quota del Tfr, il contributo del datore di lavoro (in questo caso non obbligatorio) e la capitalizzazione delle performance dei mercati finanziari su cui si investe (al netto delle voci di spesa). Variabile “costo” Tipicamente queste gestioni sono ispirate da principi di investimento prudenziale e possono garantire capitale o rendimento minimo. L’utilizzo di diversi strumenti di investimento permette di adeguare il profilo di rischio/ rendimento del beneficiario nel tempo, secondo le modalità definite dalla documentazione ufficiale (nota informativa e scheda sintetica). I Pip investono in tre comparti: azionario, bilanciato e obbligazionario. Permettono quindi di poter accedere al tipico universo investibile. Un aspetto importante è quello dei costi, poiché incidono sul valore finale della pensione. L’indicatore di riferimento è chiamato Indicatore sintetico dei costi (Isc) e fornisce una stima delle spese che gravano sul capitale in accumulo (come i costi di adesione, la gestione amministrativa e la gestione finanziaria). Esso è stato istituito per permettere il confronto fra i diversi piani offerti dagli emittenti e fra le diverse forme pensionistiche. Dal confronto fra i possibili investimenti pensionistici si evince che c’è un enorme differenza nel livello di caricamenti imposti alle gestioni (vedi articolo Il costo della previdenza complementare, p. 42). Maggiore è la permanenza nella forma complementare e minore è l’incidenza dei costi fissi che si ripartiscono nel tempo. E’ utile sottolineare la convergenza nel livello dei costi dei Pip rispetto ai fondi comuni di investimento (mediamente un total expence ratio –Ter– attorno al 2% per le gestioni azionarie e bilanciate e attorno all’1% per quelle obbligazionarie, con scostamenti a volte importanti). Un esempio può rendere chiaro quanto questo elemento pesa sulle tasche degli aderenti. Seguendo i criteri di stima che portano al calcolo dell’Isc, si prendano due lavoratori che versano 2.500 euro di contributo annuo e 35 anni di partecipazione. Al primo ipotizziamo un Isc pari a 0,5% del patrimonio, al secondo un Isc di 1,5%. Dopo 35 anni, a parità di altre condizioni (come i rendimenti medi lordi e il tasso di inflazione), il primo riceve una pensione complementare di 5.400 euro in termini reali; il secondo riceve 4.600 euro. L’incidenza dei minori costi applicati permette di ottenere il 800 euro in più sulla pensione ricevuta (+17,4%, ovvero circa due mensilità in più). I valori medi dei costi per tipologia di strumento complementare sono indicativi ma poi bisogna andare a vedere nello specifico il profilo dei singoli prodotti; gli ampi scostamenti che si trovano sono dovuti alle diverse politiche di marketing e alla necessità di equilibrio finanziario e contabile delle varie 28 Morningstar Investor Luglio / Agosto 2012

Tabella dei contenuti per la edizione digitale del Morningstar Investor - Luglio/Agosto 2012

Morningstar Investor Luglio/Agosto 2012
Attualità
Rubriche
Hanno scritto per noi
L'Editoriale
20 anni, da Amato alla Fornero
Al puzzle europeo manca un pezzo
I fondi pensione indossano la corazza
Il contributivo è per tutti
Nel budget, non scordare il debito
Giovani e donne, pensioni che fatica
Negoziali, la pensione non è un miraggio
Le tasse “amiche”
5 domande a Emanuele Marsiglia
Come investono i Pip
Buone azioni per ritirarsi dalla vita lavorativa
Target Date, antidoto all'inerzia
Bilanciati sotto la lente
Il costo della previdenza complementare

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