Morningstar Investor - Aprile/Maggio/Giugno 2013 - (Page 32)

In Primo Piano Quanta varietà per il debito emergente Di Marco Caprotti Esistono emissioni in valuta forte e locale. La qualità è migliorata, ma la duration rimane elevata. “Quando si parla di obbligazioni dei mercati emergenti non si può prescindere dal rischio politico”. L’avvertimento arriva da Giuliano Palumbo, responsabile obbligazioni emerging markets di Arca Sgr. E acquista particolare importanza visto il posto che si sono guadagnati i bond emerging nei portafogli degli investitori. Il crollo del mercato immobiliare americano e il deterioramento delle finanze pubbliche nelle nazioni sviluppate hanno catapultato gli investitori in un mondo in cui la crescita, le attività poco correlate con i mercati azionari e i titoli che generano rendimenti interessanti sono diventati merce rara. Perciò, i risparmiatori sono stati in qualche modo costretti a scovare fonti di reddito alternative. L’asset che ha beneficiato maggiormente di questa apertura è stato il debito emergente, grazie soprattutto alle buone prospettive di crescita dei paesi in via di sviluppo, al loro basso indebitamento e all’ottimo stato dei bilanci pubblici. Si tratta comunque di un comparto complesso, che presenta due sotto-segmenti: i bond emessi in dollari (e altre valute forti) e quelli emessi in valuta locale. Comprare un’obbligazione denominata in divisa Usa oppure in moneta locale non è la stessa cosa. Valute forti Le obbligazioni sovrane denominate in dollari 32 Morningstar Investor Aprile/Maggio/Giugno 2013 Usa forniscono accesso a un’ampia gamma di investimenti sui mercati emergenti. Ad esempio, l’indice JP Morgan Embi Global, il più rappresentativo della categoria, è composto da 48 paesi diversi che vanno dalla Polonia, che si trova anche in alcuni indici obbligazionari dei mercati sviluppati, al Guatemala, mercato di frontiera i cui bond non sono particolarmente liquidi. Il debito sovrano denominato in dollari si divide sostanzialmente in tre grandi categorie: mercati emergenti avanzati (come il Brasile o il Messico), mercati emergenti molto dipendenti dalle esportazioni (come l’Argentina) e mercati di frontiera (quelli con profilo di rischio più alto, come il Ghana o l’Iraq). Questo mix si riflette anche nel profilo di rischio. Nonostante il rating medio dell’indice JP Morgan Embi Global sia BBB-, circa il 40% dei suoi componenti presentano un giudizio inferiore a investment grade. …e locali Gli investitori esposti al debito sovrano emergente denominato in valute locali hanno accesso a un universo più piccolo rispetto a chi sceglie i bond emessi in dollari. L’indice JP Morgan Gbi-Em Broad, infatti, conta 16 paesi. Ma se esso si presenta meno diversificato rispetto all’omologo in dollari Usa, il suo profilo di credito è decisamente migliore: l’indice presenta un rating medio assegnato da Standard & Poor’s pari a A-. È formato principalmente da obbligazioni emesse dai grandi mercati emergenti, quelli che nella maggior parte dei casi hanno una Banca centrale indipendente e che hanno sviluppato una sofisticata infrastruttura di mercato, oltre a beneficiare di una base di investitori istituzionali domestici in crescita. Se il mercato dei bond in dollari offre l’accesso a una più ampia gamma di emittenti, su quello in valuta locale vi è una maggiore varietà di strumenti di debito, che consente agli investitori di coprire il rischio di tasso di interesse, di cambio e inflazione. Chi tratta bond emessi in moneta locale, inoltre, può contare su mercati più liquidi. Con una capitalizzazione ben al di sopra dei mille miliardi di dollari, il mercato delle obbligazioni sovrane in valuta locale è quasi il doppio di quello delle government e corporate emesse in dollari Usa. Più qualità Secondo i dati della Emerging markets traders association, il debito in valuta locale rappresenta ormai il 70% dei 1.530 miliardi di dollari scambiati ogni trimestre in obbligazioni dei mercati emergenti. Una delle caratteristiche che hanno attirato un numero sempre maggiore di investitori è stato il miglioramento del merito di credito (il cosiddetto rating). Nel 1993 meno del 2% dei bond dedicati ai

Tabella dei contenuti per la edizione digitale del Morningstar Investor - Aprile/Maggio/Giugno 2013

Morningstar Investor - Aprile/Maggio/Giugno 2013
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L'Editoriale
Portafogli sotto assedio
Strette di mano e connessioni pericolose
Chiamata alle urne
Focus Italia: la storia si ripete
Focus Germania: la rinascita nell'Ue
Focus Usa: un pieno di shock
Come lavorano le agenzie di rating
Quanta varietà per il debito emergente
Le insidie di un cambio della normativa
Cosa sapere se faccio business in Africa
Soros, 1992 attacco alla lira
L'altra dimensione del premio
I titoli con più rischi sulle spalle
Il rischio sovrano nei fondi
Quando il rischio non fa paura

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