Morningstar Investor - Luglio/Agosto/Settembre 2013 - (Page 18)
In Primo Piano
L’Asia va a caccia di energia
Di Marco Caprotti
La fame di risorse alternative spinge i gruppi della regione a fare
acquisizioni all’estero. Con l’aiuto dei governi.
L’Asia ha sempre più fame di energia. E, per
soddisfare il suo appetito, è costretta a
rivolgersi all’estero, sia attraverso acquisti
diretti di materie prime che sfruttando
opportunità di acquisizione. A parte l’Australia,
che ha riserve di idrocarburi considerevoli,
la maggior parte dei paesi della regione
nell’ultimo decennio ha visto ridursi drasticamente l’autosufficienza energetica.
Il Giappone è quello messo peggio di tutti. La
terza economia mondiale è anche il maggior
importatore di gas naturale liquido (Lng, liquid
natural gas), il secondo acquirente di carbone
e il terzo importatore di petrolio.
La Cina e l’India hanno buone disponibilità
di risorse naturali, ma la richiesta interna ha
rapidamente superato la produzione locale. Un
problema che hanno anche stati più piccoli
come Malesia e Thailandia che, nonostante le
riserve di gas, hanno bisogno di comprare oro
nero dall’estero.
Caccia all’estero
“Il rapporto fra domanda e offerta probabilmente cambierà nel momento in cui la regione
deciderà di orientarsi a fonti più pulite come
il gas naturale”, spiega uno studio firmato da
Raja Mukherji e Taosha Wang, responsabili
della ricerca per l’Asia di Pimco. “In Cina il
governo sta promuovendo l’uso di questa
risorsa al posto del carbone nel tentativo di
18 Morningstar Investor Luglio / Agosto / Settembre 2013
abbattere l’inquinamento. L’obiettivo è di utilizzare il gas naturale per arrivare all’8% della
produzione energetica nel 2015 e al 12% nel
2020. Nel 2011 era al 4%. Ma anche se
la domanda cresce, le riserve dell’Asia continuano a scendere.
La Thailandia, per esempio, è stata la prima
nazione del sudest asiatico a importare Lng,
mentre la Malesia fra poco inaugurerà il primo
terminal dedicato”. Spinte dal calo delle
fonti energetiche, molte aziende della regione
si sono date la missione di cercare fuori
dai confini i sistemi per aumentare
la disponibilità. Spesso con l’aiuto dei
governi che le supportano nel portare a
termine delle acquisizioni.
Nel 2012 le tre principali società petrolifere
cinesi (Sinopec, Cnpc, Cnooc) hanno annunciato un totale di 11 acquisizioni estere per
un valore complessivo di oltre 30 miliardi di
dollari (dati Bloomberg).
cinesi hanno annunciato altrettante acquisizioni all’estero.
Nonostante la fame di prodotti energetici in
genere, alcuni asset sembrano più appetitosi
di altri. Ad esempio le risorse alternative nelle
regioni politicamente più stabili. Molte operazioni di M&A, infatti, avvengono in paesi Ocse.
Le acquisizioni portate avanti negli ultimi
cinque anni dalla Korean National Oil Corporation, ad esempio, sono state principalmente
in Usa, Gran Bretagna, Canada e Spagna.
Un altro segmento che interessa è quello
dell’esplorazione. A febbraio di quest’anno
Sinopec ha annunciato l’acquisto del 50%
di un progetto di ricerca in una zona del
Mississipi condotto da Chesapeake energy.
Alcune di queste operazioni, come quella da
16,1 miliardi con cui Sinopec si è portata a
casa la canadese Nexen, sono passate sotto il
severo scrutinio delle autorità regolamentari (e
sono state anche contestate dall’opinione pubblica dei paesi in cui veniva fatto shopping).
Cinesi iperattivi
Ma dove porterà questa ondata di acquisizioni? “Molti osservatori sono convinti che i cinesi vogliano controllare le risorse energetiche
mondiali”, dice lo studio di Pimco. “Secondo
noi, invece, sono alla ricerca, oltre che del
profitto, anche delle competenze tecniche”.
Secondo la US Energy Administration negli
Stati Uniti ci sono 862mia miliardi di piedi cubi
di riserve di gas di scisto (una fonte oggi molto
utilizzata in America).
Questo non è bastato a fermare l’ondata. Solo
nel primo trimestre di quest’anno, i tre colossi
In Cina, le disponibilità sono quasi il doppio,
ma non vengono sfruttate perché Pechino non
Tabella dei contenuti per la edizione digitale del Morningstar Investor - Luglio/Agosto/Settembre 2013
Morningstar Investor - Luglio/Agosto/Settembre 2013
Attualità
Rubriche
Hanno scritto per noi
L'Editoriale
Un po' di energia in portafoglio
Lunga vita agli arabi. E al loro "oro"
La crisi fa diventare alternativi
La politica inquina il greggio
L'Asia va a caccia di energie
Una misura dello sviluppo sostenibile
Un futuro a tutto gas
Quella pannocchia sembra un barile
L'energia bianca illumina l'Italia
Il rinnovabile si fa a norma
Cinque domande a Michael Bret (Axa Im)
La volatilità del mercato dell'energia
La Borsa pesca nei pozzi petroliferi
Fondi azionari energia, poche medaglie
Fund analysis
Etf a confronto: Global clean energy
Rinnovabili, una categoria (troppo) magra
Morningstar Investor - Luglio/Agosto/Settembre 2013
https://www.nxtbook.com/nxtbooks/morningstar/investor_2013q4-it
https://www.nxtbook.com/nxtbooks/morningstar/investor_2013q3-it
https://www.nxtbook.com/nxtbooks/morningstar/investor_2013q2-it
https://www.nxtbook.com/nxtbooks/morningstar/investor_2013q1-it
https://www.nxtbook.com/nxtbooks/morningstar/investor_20121112-it
https://www.nxtbook.com/nxtbooks/morningstar/investor_20120910-it
https://www.nxtbook.com/nxtbooks/morningstar/investor_20120708-it
https://www.nxtbook.com/nxtbooks/morningstar/investor_20120506-it
https://www.nxtbook.com/nxtbooks/morningstar/investor_20120304-it
https://www.nxtbook.com/nxtbooks/morningstar/investor_20120102-it
https://www.nxtbook.com/nxtbooks/morningstar/investor_20111112-it
https://www.nxtbook.com/nxtbooks/morningstar/investor_20110910-it
https://www.nxtbook.com/nxtbooks/morningstar/investor_20110708-it
https://www.nxtbook.com/nxtbooks/morningstar/investor_20110506-it
https://www.nxtbookmedia.com