Morningstar Investor – Maggio/Giugno 2011 - (Page 14)

In Primo Piano Emergenti o emersi? Di Marco Caprotti Cina e Brasile hanno superato rispettivamente Giappone e Italia. Ha ancora senso parlare di economie in via di sviluppo? A Cina e Brasile la definizione di Paesi emergenti piace, ma inizia ad andare stretta. Far parte del novero degli Stati in via di sviluppo permette di continuare a stimolare la curiosità degli operatori per questo asset di investimento. Mentre nel 2010 l’indice Msci World (calcolato in euro) ha guadagnato poco più del 17%, il paniere relativo ai Paesi in crescita è salito del 17,13%. Nello stesso periodo il benchmark della Cina è salito di quasi il 73%, mentre quello del Brasile è migliorato del 14% (nel 2009 aveva segnato +121%). Negli ultimi tre anni il listino mondiale ha segnato +0,83% (annualizzato), quello cinese +5,35% e quello brasiliano +4,6%. Tutto questo in Borsa. Ma i numeri macro dicono che sta arrivando il momento di inserire questi due Paesi nella classifica degli Stati sviluppati. Già il termine emerging markets non è di facile comprensione e rischia di non spiegare appieno la realtà delle due nazioni. La definizione è nata ufficialmente agli inizi degli anni ‘80, quando è stato utilizzato dall’economista della Banca mondiale Antoine van Agtamael per indicare i mercati del Terzo mondo eliminando ogni accezione negativa. Da allora è stato molto utilizzato anche se nessuno è mai riuscito a darne una definizione precisa. Secondo il Fondo monetario internazionale (FMI) con emerging markets si indicano: “I Paesi in via di sviluppo i cui mercati finanziari sono meno che sviluppati ma, nonostante tutto, sono largamente accessibili agli investitori”. La Yale University parla di BEM (Big Emerging Markets) quando si riferisce alle economie di Brasile, Cina, Egitto, India, Indonesia, Messico, Polonia, Russia, Sudafrica, Corea del Sud e Turchia. L’indice Msci Emerging Market elaborato da Morgan Stanley è formato dai panieri di oltre 22 Paesi in via di sviluppo. Il Business Dictionary, infine, parla degli emergenti come di: “Nuove strutture di mercato che nascono grazie alla digitalizzazione, alla deregulation, alla globalizzazione e all’applicazione di standard contabili internazionali che spostano il potere economico dai venditori ai compratori. In questo tipo di mercati le informazioni sono liberamente accessibili quasi istantaneamente. Per competere in questo scenario è necessario adottare nuovi processi basati sull’information technology e bisogna tenere sotto stretta osservazione i prezzi e la qualità”. In mezzo a questo fiume di parole meglio allora dare spazio ai numeri macro. Il sorpasso della Cina Gli ultimi risultati del Pil giapponese (-0,3% quarto trimestre e +3,9% nell’intero 2010) hanno ufficializzato quello che già si sapeva da tempo. Il confronto dei numeri stabilisce che la Cina (+10,3% il Pil dello scorso anno) nel corso del 2010 è diventata la seconda potenza economica mondiale, scavalcando proprio il Giappone. Al primo posto restano gli Stati Uniti. Ma, secondo uno studio di Goldman Sachs, il Dragone dovrebbe sopravanzare il Nord America entro il 2027 conquistando il top della classifica. C’è anche chi prevede tempi più brevi. Secondo PricewaterhouseCoopers l’anno fatidico sarà il 2020. “È realistico pensare che l’economia cinese entro i prossimi dieci anni avrà la stessa dimensione di quella Usa”, spiega uno studio di Tom Miller, analista della società di consulenza GK Dragonomics (GKD). Secondo un calcolo dell’Fmi (facendo gli aggiustamenti del caso per parificare le valute dei due Paesi), la Cina ha superato il Giappone già nel 2001. Negli ultimi cinque anni l’attesa dello scatto definitivo da parte di Pechino è andata di pari passo con le notizie di crescita stellare del Paese del Drago. Alla base dell’espansione c’è soprattutto il boom del comparto manifatturiero iniziato nel 1978 quando il primo ministro Deng Xiaoping ha iniziato le riforme per aprire il Paese comunista al libero mercato. “Questo ha portato alla costruzione di numerose infrastrutture che, una volta terminate, hanno facilitato la vita delle aziende che hanno deciso di portare in Cina degli impianti”, dice Miller di GKD. Tutto questo però ha avuto un costo. L’inflazione è arrivata ai massimi degli ultimi 13 anni e il governo sta facendo i salti mortali per raffreddare una crescita che, ancora una volta, 14 Morningstar Investor Maggio/Giugno 2011

Tabella dei contenuti per la edizione digitale del Morningstar Investor – Maggio/Giugno 2011

Morningstar Investor Maggio/Giugno 2011
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Cosa si intende per "emergente"
Emergenti, la crescita passa dai consumi
Asia, il terremoto fa meno danni dell'inflazione
Emergenti o emersi?
Sviluppati, dinamici, emergenti: opportunità e rischi nei singoli Paesi
La frontiera è mobile
L'inflazione della Cina non è quella degli Usa
Emergenti, integratori di portafoglio
Quanti EM nei fondi globali e bilanciati
Così mi compro l'emergente
Investire sui mercati emergenti con i migliori fondi
Fund Analysis Emergenti
Fatturato made in Bric

Morningstar Investor – Maggio/Giugno 2011

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