Morningstar Investor Marzo/Aprile 2012 - (Page 7)
L’Editoriale
La nuova frontiera
“Non mettere tutte le uova nello stesso paniere” è l’aforisma coniato da Harry Markowitz, premio Nobel per l’economia nel 1990, che descrive efficacemente i pericoli insiti nella concentrazione del portafoglio. E’ un concetto semplice, che viene dalla cultura contadina e ha una forte valenza in finanza, perché mette l’accento su un aspetto spesso trascurato nelle decisioni di investimento, il rischio. Markowitz, il padre della Moderna teoria di portafoglio, sosteneva che è possibile combinare diverse tipologie di investimenti per ridurre sensibilmente il rischio complessivo del portafoglio. Dagli anni Cinquanta ad oggi, sono stati numerosi i lavori accademici che hanno ripreso questo concetto, mettendone in luce i punti di forza e di debolezza. I modelli si sono evoluti e continuano ad essere rivisti e affinati, anche e soprattutto alla luce dei numerosi shock di mercato cui abbiamo assistito nell’ultimo decennio. I “cigni neri”, espressione coniata da Nassim Nicholas Taleb nel suo libro The Black Swan, non sono più eventi rari, ma relativamente frequenti, pur nella loro forza dirompente. I “cigni neri”, tecnicamente, rappresentano accadimenti estremamente poco probabili, ricompresi nelle code delle distribuzioni e ai quali è necessario assegnare una probabilità il più possibile aderente con la realtà. Da queste considerazioni, nasce l’esigenza di una rivisitazione della teoria originaria di costruzione di portafoglio che Paul Kaplan, capo della ricerca quantitativa di Morningstar Europe, ha voluto battezzare “Markowitz 2.0”. E’ merito degli studi più recenti l’aver posto l’accento sulla maggior sensibilità degli investitori alle oscillazioni negative dei rendimenti rispetto a quelle positive. In altre parole, non è tanto la volatilità in se stessa che genera ansia, quanto quella che innesca perdite su perdite. E in un contesto di shock più frequenti, non si può ragionare solo con un obiettivo di lungo termine: ha senso per le performance, ma non per il rischio. Un altro aspetto importante riguarda l’analisi delle correlazioni. Nell’approccio tradizionale, si considera che due classi di attività (ad esempio, azioni e obbligazioni) siano legate fra loro in modo lineare. Le dinamiche dei mercati finanziari, però, hanno dimostrato che le relazioni non sono così semplici. Di qui l’esigenza di pensare a nuove forme di diversificazione del portafoglio, oltre quella geografica o settoriale, come ad esempio per capitalizzazione (large, mid, small cap) e stile (value, blend e growth). In questo numero di Morningstar Investor abbiamo raccolto i contributi di ricercatori di Morningstar, professori universitari e gestori, con l’obiettivo di fare il punto sugli sviluppi più recenti della Moderna teoria di portafoglio e le nuove frontiere dell’asset allocation. Abbiamo anche cercato di fornire indicazioni pratiche e applicative. Gli articoli hanno un differente livello di difficoltà, alcuni con carattere più educational, altri con contenuto accademico. E’ una sintesi dello stato dell’arte su un tema caldo in un contesto di mercato che mette sempre più alla prova i nervi degli investitori. .
Sara Silano
è direttore di Morningstar Investor
Sara Silano, Direttore di Morningstar Investor sara.silano@morningstar.com
Morningstar.it
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Tabella dei contenuti per la edizione digitale del Morningstar Investor Marzo/Aprile 2012
Morningstar Investor Marzo/Aprile 2012
Attualità
Rubriche
Hanno scritto per noi
L'Editoriale
In principio, Markovitz
Il primato dell’asset allocation
MVO, l’evoluzione della specie
Markovitz 2.0
Oltre alla teoria dell’utilità attesa
Analisi di portafoglio, strumenti di frontiera
Rischio e modelli scenari
La metamorfosi degli indici
Cap e fondamentali, mix possibile
Un portafoglio con stile
Value, growth, cicli di mercato e sentiment
Strategia, chiave di volta del bravo gestori
Quando il gestore fa la differenza
Manuale d’uso dei fondi bilanciati
Analisi Morningstar
Markovitz 2.0, dalla teoria alla pratica
Morningstar Investor Marzo/Aprile 2012
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