Morningstar Investor Marzo/Aprile 2012 - (Page 8)
Per Cominciare
In principio, Markowitz
Di Valerio Baselli
E’ il padre della Modern Porfolio Theory, che ha rivoluzionato la finanza moderna. Ma oggi...
La Modern Portfolio Theory (MPT) si può tranquillamente definire come l’architrave della finanza moderna. Sviluppata negli anni ‘50, la MPT è una teoria di investimento che cerca di massimizzare il rendimento atteso di un portafoglio per una prefissata quantità di rischio, o equivalentemente cerca di minimizzare il rischio di portafoglio per un dato livello di rendimento atteso. Ciò avviene attraverso un’ottimizzazione del portafoglio e il risultato ultimo è una ponderazione delle diverse classi di attività detenute. Il concetto base In pratica, la MPT afferma che sia possibile combinare diverse tipologie di investimenti per ridurre sensibilmente il rischio complessivo del portafoglio. Il concetto fondamentale è che gli investimenti di un portafoglio non debbano essere scelti individualmente, seguendo una logica di “best in class”. Piuttosto, è importante considerare come ogni strumento in portafoglio sia correlato con le restanti attività presenti. In fondo, investire è un continuo compromesso tra rischio e rendimento. In generale, le attività più redditizie sono anche le più rischiose. La MPT è una formulazione matematica del concetto di diversificazione degli investimenti, e si pone come obiettivo la costruzione di un portafoglio efficiente e quindi meno rischioso rispetto alla detenzione delle singole attività. Che questo sia possibile, è facilmente intuibile se pensiamo a come i prezzi di alcuni asset siano inversamente correlati. Ad esempio, i prezzi del mercato azionario tendono a muoversi diversamente dai prezzi nel mercato obbligazionario, ergo l’utilizzo di entrambi all’interno di un portafoglio può, in teoria, ridurre il rischio complessivo. Più tecnicamente, la MPT esprime il rendimento di un bene finanziario come una funzione distribuita normalmente, mentre definisce il rischio come la deviazione standard del rendimento e modella il portafoglio come una combinazione ponderata dei vari beni finanziari, in modo che il rendimento totale sia la combinazione ponderata dei rendimenti delle attività. Grazie alla combinazione di diverse attività i cui rendimenti non siano perfettamente correlati positivamente, la MPT cerca di ridurre la varianza totale del rendimento del portafoglio, ovvero di minimizzare il rischio. Markowitz Il padre di questa teoria è Harry Markowitz, nato a Chicago il 24 agosto del 1927, e premio Nobel per l’economia (assieme a Merton Miller e William Sharpe) nel 1990. Dopo aver studiato all’Università di Chicago (da cui uscirono diversi premi Nobel che diedero l’avvio a quella che noi oggi conosciamo come “economia finanziaria”, campo di studio all’epoca inesistente ), Markowitz sviluppò la teoria di portafoglio cercando un metodo per massimizzare l’utilità dell’investitore. Gli economisti avevano compreso da tempo che era più saggio diversificare il portafoglio, ma Markowitz mostrò come misurare il rischio dei vari strumenti finanziari e come combinarli in un portafoglio per ottenere il rendimento massimo per un determinato rischio. I punti deboli I recenti shock di mercato hanno posto l’attenzione sull’inefficienza dell’utilizzo dei dati storici come indicatori poco attendibili per la predizione degli eventi futuri. Questo ha inciso sulla fiducia degli operatori minandola alle fondamenta, complici anche le ripetute crisi finanziarie dell’ultimo decennio. L’ipotesi che più scricchiola è l’assunzione secondo cui gli investitori e il mercato siano razionali ed efficienti. Non a caso, il campo di studio che viene spesso affiancato alla MPT è la finanza comportamentale, la quale sostiene proprio il contrario. La teoria, infatti, usa la deviazione standard per misurare la variabilità del rischio. La MPT ha senso solo se i rendimenti seguono una distribuzione (statistica) normale. In momenti di crisi questa ipotesi viene meno. Insomma, la Modern Portfolio Theory tende a sottostimare il rischio. Una soluzione potrebbe essere quella di implementare la misurazione del rischio e di ampliare la concezione di asset investibili in portafoglio. Ibbotson Associates, società del gruppo Morningstar, a questo proposito ha rivoluzionato il tradizionale concetto di asset allocation includendo l’asset class “capitale umano”, una nuova asset class da considerare insieme a quelle più tradizionali. Per capitale umano si intende la capacità di guadagno di ogni individuo, che varia a seconda dell’età e della carriera. Un fattore, questo, non di poco conto nelle scelte d’investimento e che condiziona in maniera sensibile il processo di asset allocation. K
Valerio Baselli è editor di Morningstar Italy
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Morningstar Investor Marzo / Aprile 2012
Tabella dei contenuti per la edizione digitale del Morningstar Investor Marzo/Aprile 2012
Morningstar Investor Marzo/Aprile 2012
Attualità
Rubriche
Hanno scritto per noi
L'Editoriale
In principio, Markovitz
Il primato dell’asset allocation
MVO, l’evoluzione della specie
Markovitz 2.0
Oltre alla teoria dell’utilità attesa
Analisi di portafoglio, strumenti di frontiera
Rischio e modelli scenari
La metamorfosi degli indici
Cap e fondamentali, mix possibile
Un portafoglio con stile
Value, growth, cicli di mercato e sentiment
Strategia, chiave di volta del bravo gestori
Quando il gestore fa la differenza
Manuale d’uso dei fondi bilanciati
Analisi Morningstar
Markovitz 2.0, dalla teoria alla pratica
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