Morningstar Investor - Maggio/Giugno 2012 - (Page 7)

L’Editoriale L’indipendenza è fiction “Stabilità” è la parola-chiave per comprendere come ragionano e si muovono le banche centrali. Prima della crisi finanziaria del 2008, propagatasi dagli Stati Uniti in tutto il mondo, questo termine era riferito ai prezzi. L’obiettivo primario era mantenere sotto controllo l’inflazione, in modo da conservare il valore reale della ricchezza monetaria e salvaguardare il potere di acquisto dei redditi. A questo si affiancava quello della crescita congiunturale: un’economia si espande veramente solo quando l’aumento del Prodotto interno lordo è più che proporzionale a quello dei prezzi; in caso contrario si ha una diminuzione del benessere. Lo strumento usato più frequentemente per perseguire tali obiettivi è il tasso di interesse, attraverso il quale si regola la quantità di moneta circolante. Negli ultimi anni, alla stabilità dei prezzi si è aggiunta un’altra priorità, la cosiddetta financial stability, che ha anche assunto il carattere di “urgenza-emergenza” e ha determinato il ricorso a misure non-standard. E’ significativo questo passaggio del discorso di Mario Draghi, presidente della Bce, al Parlamento europeo lo scorso 25 aprile: “L’analisi monetaria conferma la prospettiva che lo sviluppo dei prezzi rimanga in linea con gli obiettivi di stabilità dei prezzi (...). Considero di fondamentale importanza che le banche si rafforzino. La solidità dei loro bilanci è un fattore chiave nel facilitare un’appropriata concessione di crediti all’economia e la normalizzazione dei canali di finanziamento”. Draghi parla poi delle politiche non convenzionali e in particolare del Long term refinancing operation (Ltro), affrontando la delicata questione della trasmissione all’economia della liquidità iniettata nel sistema, non pienamente realizzata, ma che è il passaggio necessario perché tali operazioni siano efficaci. Qui emerge un altro aspetto delicato dell’attività delle banche centrali, il rapporto con i governi. Come si legge nell’articolo del professor Giorgio Di Giorgio dell’Università LUISS Guido Carli, nelle pagine che seguono: “L’indipendenza, considerata un presupposto essenziale per il buon funzionamento della politica monetaria nell’era pre-Lehman, è stata seriamente messa in discussione quando i timori di un crollo del sistema finanziario mondiale e di una aggravata recessione sono divenuti più forti. Le pressioni dell’amministrazione Usa sulla Fed prima e dei governi europei sulla Bce dopo hanno, in pratica, sconfessato pagine e pagine di letteratura economica”. Esiste anche l’altra faccia della medaglia, ben espressa dal premio Nobel, Thomas Sargent, in un’intervista a Morningstar negli Stati Uniti: “E’ finzione pensare di avere un’autorità monetaria indipendente e una fiscale altrettanto indipendente”, perché i governi sono indebitati e quindi influenzati dalle decisioni delle banche centrali. Il concetto di stabilità, dunque, assume un significato più ampio e di portata sistemica. Ecco perché Morningstar Investor dedica un intero numero alle “nuove” politiche delle banche centrali e ai riflessi sugli investimenti. Sara Silano è direttore di Morningstar Investor Sara Silano, Direttore di Morningstar Investor sara.silano@morningstar.com Morningstar.it 7 http://www.Morningstar.it

Tabella dei contenuti per la edizione digitale del Morningstar Investor - Maggio/Giugno 2012

Morningstar Investor Maggio/Giugno 2012
Attualità
Rubriche
Hanno scritto per noi
L'Editoriale
Attori della politica monetaria
Eurozona, serve più coraggio
Italia, ora tocca alla spesa pubblica
Le emergenti spostano la crescita
Le cartucce in canna alla politica monetaria
Le “nuove” banche centrali
Cassaforti d’oro
L’intervista
Come cavalcare la curva dei rendimenti
I settori industriali baciati dai tassi
I watcher delle banche centrali
Analisi Morningstar
Etf valutari e monetari a confronto
ETF Analysis
Obiettivi che fanno la differenza

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