Morningstar Investor - Gennaio/Febbraio/Marzo 2013 - (Page 30)

Il Personaggio L’Oracolo studia e, a volte, si innamora Di Marco Caprotti Warren Buffett con l’analisi fondamentale va a caccia di società sottovalutate su cui investire nel lungo periodo. Ma ogni tanto sbaglia mira. “L’attività di un’azienda nella quale si vuole investire deve essere facilmente comprensibile”. “Le fonti di guadagno della società devono essere chiare e prevedibili nel tempo”. “Bisogna sempre avere un pensiero critico e indipendente”. Sono solo alcune delle massime che formano l’analisi fondamentale secondo Warren Buffett, chiamato anche l’Oracolo di Omaha (la sua città natale), uno degli investitori più celebri e celebrati al mondo, famoso fra le altre cose, per non essere rimasto coinvolto nello scoppio della bolla speculativa legata ai titoli Internet del 2000. I critici aggiungono però che questo atteggiamento, contrario a tutto ciò che non si conosce e non si comprende subito gli abbia fatto mancare i guadagni legati alla fase di crescita dei titoli del web. La storia, comunque sembra dare ragione a lui. L’investimento – possiede il 23% - nella società che controlla il quotidiano Washington Post (il settore della stampa tradizionale dagli operatori di mercato è considerato uno dei meno eccitanti che ci siano) in 30 anni gli ha dato un rendimento superiore al 15mila%. Nello stesso periodo l’indice S&P500 ha guadagnato il 1.700%. La sua fama non è in discussione: la sua Lettera agli investitori inviata tutti gli anni ai soci della Berkshire Hathaway (la sua società di investimenti) è uno dei documenti più letti dagli investitori di tutto il mondo che vogliono 30 Morningstar Investor Gennaio/Febbraio/Marzo 2013 possedere un po’ di magia dell’Oracolo. Per lo stesso motivo l’assemblea dei soci della Berkshire è uno degli eventi attesi con più interesse dagli operatori. Tutto comincia a scuola La leggenda vuole che Buffett abbia iniziato l’attività di investitore a 11 anni, realizzando plusvalenze grazie alla vendita a scuola di bibite comprate nel negozio di fronte, e che a 14 anni abbia comprato un appezzamento di terreno per poi affittarlo ai pastori locali. Tornato ad Omaha dopo l’università, amici e parenti gli chiesero di gestire i loro soldi. Così ha fondato la Buffett Partnership, un fondo d’investimento con il quale ha iniziato ad applicare le strategie d’investimento insegnategli dal suo mentore, il professor Benjamin Graham, dette del value investing (cioè della ricerca di titoli sottovalutati da comprare e tenere per lunghissimi periodi). Attraverso questa strategia d’investimento, Buffett acquisisce importanti partecipazioni in colossi come Coca Cola, Gillette, McDonald’s e Walt Disney. Successivamente, decide di rendere pubblica la Buffett Partnership fondendola con una società tessile quotata, la Berkshire Hathaway, il suo primo vero investimento, effettuato a inizio anni ’60. Studiare il successo E qui emerge un altro dei punti fermi della strategia di Buffett. Si acquista sempre con una visione di lungo termine. Con un’importante avvertenza, però: “Bisogna essere pragmatici, non dogmatici”. In altre parole, non bisogna innamorarsi troppo di un asset di investimento. Quando le valutazioni sono troppo alte, allora e meglio vendere e ritornarci sopra quando i prezzi saranno più ragionevoli. Un modo di agire che, tuttavia, lo stesso Buffett non ha seguito, ad esempio, con Coca Cola. Nel 2005, ad esempio, il colosso delle bevande ha prodotto un rendimento negativo del 23% per Berkshire. E questo perché l’oracolo non si era voluto liberare della partecipazione nel 1999, quando il prezzo del titolo era intorno ai 70 dollari (e la maggior parte degli analisti dava come fair value 60 dollari circa). Non è l’unico errore dell’Oracolo. In più di un’occasione si è lamentato di non aver investito nel colosso della grande distribuzione Wal-Mart a causa di repentini aumenti di prezzo del titolo che gli facevano cambiare idea. Ne deriva un altro degli elementi che, secondo gli storici della finanza (e i numeri), fanno di Buffett uno dei migliori investitori della storia: la capacità di riconoscere i propri errori (e di non farsi condizionare da questi). La morale di tutta questa storia la lasciamo a una delle massime dell’Oracolo: “Se vuoi avere successo, è una buona idea studiare il successo”. K Marco Caprotti è editor&analyst di Morningstar Italy.

Tabella dei contenuti per la edizione digitale del Morningstar Investor - Gennaio/Febbraio/Marzo 2013

Morningstar Investor Gennaio/Febbraio/Marzo 2013
Attualità
Rubriche
Hanno scritto per noi
L'Editoriale
L'analisi orientata al valore
Grattacapi per gli analisti
La ricerca ai tempi della globalizzazione
Il gestore attivo non segue la moda
Caro azionista, non buttarmi via
Il tecnico non parla come il fondamentale
Panico, nemico degli investitori
L'Oracolo studia e, a volte, si innamora
5 domande al professor Max Otte
Il giusto market timing per il lungo periodo
Un kit di ricerca per gli investitori
Corporate bond per dormire sonni tranquilli
I campioni non vincono in volata
Fondi, quando la medaglia è d'oro zecchino
Come valutare un Etf
Gli indici parlano Morningstar

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