Morningstar Investor - Gennaio/Febbraio/Marzo 2013 - (Page 28)

In Primo Piano Panico, nemico degli investitori Di Valerio Baselli Nell’ultimo decennio, le emozioni hanno prevalso sull’analisi fondamentale. E anche i migliori titoli sono crollati. Gli errori più comuni sui mercati. L’analisi fondamentale, così come ogni attività di studio che mira a fare previsioni sul futuro, dovrebbe servire da bussola agli investitori. Eppure, la cosa è più facile a dirsi che a farsi. Gli investitori, infatti, sono esseri umani e come tali sono soggetti a delle distorsioni cognitive che li spingono a prendere decisioni irrazionali. Non è quindi un caso che Benjamin Graham, economista considerato il padre del value investing (e dunque indirettamente anche dell’analisi fondamentale), nel 1949 affermava: “Il maggior problema nonché il peggior nemico di ogni investitore è se stesso”. Ma cosa si intende con l’espressione distorsioni cognitive? “Parliamo semplicemente delle nostre emozioni”, afferma il professor Paolo Legrenzi, coordinatore del Laboratorio di Economia Sperimentale Swiss & Global – Cà Foscari. “Paura, avidità, fretta, insicurezza, troppa fiducia. Emozioni che condizionano le nostre scelte in qualsiasi campo della vita e che molto spesso hanno permesso alla razza umana di non estinguersi, ma che in finanza fanno più male che bene”. La finanza comportamentale Questo è il campo di studio della behavioural finance, una disciplina che è sulla linea di confine tra l’economia e la psicologia. Più nello specifico, è un campo di studio che applica la ricerca scientifica della psicologia cognitiva 28 Morningstar Investor Gennaio/Febbraio/Marzo 2013 alla comprensione delle decisioni finanziarie e come queste si riflettono nei prezzi di mercato e nell’allocazione delle risorse. Entrambe si interessano della razionalità, o meglio della sua mancanza, da parte degli agenti economici. Due menti separate Daniel Kahneman, premio Nobel per l’economia nel 2002, ha utilizzato nei suoi studi il modello delle two minds (due menti) per descrivere il modo in cui le persone prendono le decisioni. Secondo questa teoria, ognuno di noi si comporta come se avesse una mente intuitiva, che prende decisioni rapidamente e istintivamente, senza informazioni precise, e una mente riflessiva, che lavora lentamente, in maniera analitica. La maggior parte delle decisioni che le persone prendono sono prodotte dalla parte intuitiva e di solito sono accettate come valide da quella riflessiva. “I nostri giudizi sono di tipo intuitivo quasi sempre”, afferma in uno studio Nicholas Barberis, ricercatore presso la Yale School of Management, “ma è molto difficile per la nostra mente dire quali sono giusti e quali sono sbagliati”. È come trovarsi di fronte a un’illusione ottica. La nostra mente intuitiva ci suggerisce un’idea sbagliata di quello che stiamo guardando. La cosa sorprendente, tuttavia, è che questo non cambia nemmeno quando siamo a conoscenza dell’illusione. Kahneman ha infatti spesso paragonato le illusioni ottiche alle illusioni cognitive, a cui siamo soggetti tutti, in ogni campo. Gli errori più comuni Ma quali sono gli errori più comuni commessi dagli investitori? “Gli errori classici sono quattro”, prosegue il professor Legrenzi. “Innanzitutto abbiamo intervalli temporali troppo corti, non guardiamo al lungo periodo e questo si scontra proprio con l’essenza dell’analisi fondamentale. Inoltre, abbiamo una percezione che ci spinge a dare più peso alle perdite che ai guadagni della stessa entità. Ad esempio, il peso che la nostra mente dà a una perdita di 100 euro sarà molto più importante del peso dato a un guadagno di 100 euro, eppure, razionalmente, dovrebbe essere lo stesso (in gergo tecnico, loss aversion, Ndr). Dal punto di vista psicologico, questo avviene perché la perdita fa nascere un sentimento di rimpianto. Infatti, questo meccanismo mentale ci fa allontanare da quegli investimenti ad alta volatilità, poiché le fasi discendenti sono troppo dure da sopportare. Infine, davanti all’incertezza tipica del futuro, tendiamo a sopravvalutare le nostre capacità di analisi e spesso siamo troppo fiduciosi in noi stessi (in gergo tecnico, overconfidence, Ndr)”. Le implicazioni Attenzione, queste tendenze hanno implicazioni pratiche. Pensiamo ai deflussi dai fondi

Tabella dei contenuti per la edizione digitale del Morningstar Investor - Gennaio/Febbraio/Marzo 2013

Morningstar Investor Gennaio/Febbraio/Marzo 2013
Attualità
Rubriche
Hanno scritto per noi
L'Editoriale
L'analisi orientata al valore
Grattacapi per gli analisti
La ricerca ai tempi della globalizzazione
Il gestore attivo non segue la moda
Caro azionista, non buttarmi via
Il tecnico non parla come il fondamentale
Panico, nemico degli investitori
L'Oracolo studia e, a volte, si innamora
5 domande al professor Max Otte
Il giusto market timing per il lungo periodo
Un kit di ricerca per gli investitori
Corporate bond per dormire sonni tranquilli
I campioni non vincono in volata
Fondi, quando la medaglia è d'oro zecchino
Come valutare un Etf
Gli indici parlano Morningstar

Morningstar Investor - Gennaio/Febbraio/Marzo 2013

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